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In tema di garanzia prestata da una società per debiti personali di un proprio amministratore, la Corte di Cassazione aveva ritenuto, con sentenza n. 26097/2016, che l’atto posto in essere sia affetto da annullabilità. Ciò in quanto soltanto la società sarebbe in grado di valutare se il proprio amministratore abbia agito o meno in conflitto di interessi e se quindi convenga o meno mantenere in vita il negozio.

Diversamente, con pronuncia n. 9419/2017, depositata lo scorso 12 aprile, la Corte di Cassazione ha statuito nel senso che la predetta garanzia deve essere considerata nulla, così da evitare ogni (anche solo potenziale) abuso di potere.

Essendo l’atto colpito da nullità, esso non può quindi essere ratificato dalla società. Si scongiura così il rischio che l’approvazione del comportamento dell’amministratore sia posto in essere da quello stesso gruppo di soci dei quali l’amministratore è espressione diretta.