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Illegittimo il sequestro per equivalente sui beni del legale rappresentante se non è stata eseguita una valutazione sommaria delle disponibilità della società

  • 13/02/2017

In tema di reati tributari, la giurisprudenza sostiene che il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente dei beni che costituiscono il profitto del reato, possa essere disposto anche quando l’impossibilità di reperire tali beni sia transitoria, non essendo comunque necessaria la loro preventiva generalizzata ricerca.

Sul punto, la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 6053 del 9.2.2017, ha precisato che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto sui beni personali del legale rappresentante, che sia autore del reato, solo nell’ipotesi in cui il profitto non sia nella disponibilità della persona giuridica.

Non vi è quindi, in capo al Pubblico Ministero, una libertà di scelta tra sequestro diretto e sequestro per equivalente. Infatti, il sequestro per equivalente sui beni del legale rappresentante potrà essere chiesto solo all’esito di una valutazione, sia pure sommaria, sul patrimonio dell’ente, dalla quale emerga l’impossibilità, anche transitoria, di reperire il profitto diretto presso l’ente medesimo.

Ne deriva l’illegittimità del sequestro per equivalente che sia stato disposto senza dar conto dell’impossibilità di un sequestro diretto.

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